La sicurezza che crea comunità. L’iniziativa si colloca nel settore della Sicurezza, ma ha dimostrato di essere efficace anche in altri ambiti (collaborazione, coesione di una comunità e inclusione e valorizzazione delle fragilità). Nasce nel 2015, in un quartiere denominato “Carcera” della Città di Fermo (36.000 abitanti – Capoluogo di Provincia -FM), periferico e caratterizzato da poche strade densamente abitate e molte dirette nella prima campagna, con case rade ed isolate tra le colline. Lo stimolo a questa iniziativa è stato un periodo di particolare incidenza di furti nelle abitazioni private. Non solo a danno delle case isolate, ma anche nelle vie più centrali, negli orari pomeridiani dei giorni feriali, i furti sono stati quasi continuativi e tutti apparentemente organizzati intorno alle abitudini di vita dei proprietari. Questo aveva destato un grosso allarme sociale, sconcerto e senso di impotenza, visto che i normali deterrenti (luci esterne, allarmi, ecc..) sembravano non essere sufficienti a scoraggiare i ladri. Un episodio di furto, in particolare, ha mosso gli abitanti del quartiere in modo molto marcato. Durante uno dei furti, i ladri hanno trovato in casa l’anziana proprietaria, che è stata legata ad una sedia e brutalmente picchiata. L’arrivo casuale di un familiare ha fatto scappare gli aggressori, evitando forse un epilogo terribile. Un gruppo di residenti (circa 15/20) più attivi e organizzati si sono trovati spontaneamente attorno ad un tavolo per capire come intervenire e se fosse possibile prevenire in qualche modo i furti. Era chiaro infatti che l’intervento delle Forze dell’Ordine non riusciva ad essere tempestivo rispetto alla scoperta dei singoli furti. Si tratta di persone di tutte le estrazioni sociali, in gran parte legate da lunga amicizia, accomunati solo dal desiderio di far tornare il quartiere tranquillo e sicuro come un tempo. Tra i volontari merita una particolare menzione un Carabiniere che, come privato cittadino, ha elevato l’idea a “sistema di sostegno” alle Forze dell’Ordine. A parte una iniziale colletta volontaria (€50 a testa per circa 15 persone), con i cui proventi sono stati coperti i costi di stampa di volantini e adesivi, che sono distribuiti in tutto il quartiere, l’iniziativa non ha avuto ulteriori costi né finanziamenti pubblici o privati.
L’idea. L’idea centrale è stata quella di condividere il compito di sorvegliare non solo la propria casa, ma anche quella dei vicini, segnalando con tempestività movimenti sospetti, auto insolite e/o altre eventuali differenze rispetto alle usuali abitudini del vicino. L’idea ha preso il nome di OKKIO ALLA CARCERA. Lo scopo principale e dichiarato è stato quello di unire le forze dei residenti del quartiere per garantire reciprocamente un maggior senso di sicurezza. Lo strumento scelto è stato quello della segnalazione sistematica e su larga scala di fatti o persone o passaggi di auto sospette, dal momento che vengono spesso utilizzate auto rubate per appostamenti tesi a conoscere e abitudini degli abitanti dell’immobile prescelto per il furto. Infatti, era convinzione di tutti, confortata anche dalle Forze dell’Ordine, che sarebbe stato sufficiente scoraggiare i malviventi con la consapevolezza che il quartiere aveva preso coscienza di se stesso e accendeva “luci” di attenzione in grado di provocare l’intervento preventivo delle pattuglie di controllo.
Per questa via molte persone sole o anziane sono state fatte oggetto di particolare attenzione e inclusione. Se per molte ore un anziano solo non viene visto svolgere le sue normali abitudini, si passa voce e chi può va a citofonare per verificare che sia tutto a posto.
Come funziona. Il sistema scelto per diffondere le segnalazioni è stato il seguente. Dalle planimetrie del quartiere, sono stati disegnate delle aree omogenee di territorio. Per ciascuna è stato costituito un gruppo whattsapp, denominato in accordo con le vie o le zone del quartiere in modo da renderlo facilmente identificabile: OKKIO ai CAPPUCCINI, OKKIO CALDARETTE ETE, OKKIO VIA DIAZ e così via. In ciascun gruppo sono stati aggiunti tutti i residenti nell’area di riferimento, che ne avevano fatto richiesta all’interno del modulo di adesione. Sono stati creati 8 gruppi. In ciascun gruppo sono stati individuati uno/due responsabili, con la specifica funzione di moderare gli interventi e le comunicazioni all’interno del gruppo. Le regole del gioco erano state chiarite in sede di assemblea, ma in ogni caso dovevano essere ricordate dai responsabili secondo necessità. Regole semplici: esclusivamente comunicazioni legate alla segnalazione di circostanze o persone insolite o sospette, targhe di auto sconosciute, ecc. Ogni responsabile copia e incolla la segnalazione in un gruppo whattsapp “superiore” denominato Regia di Okkio alla Carcera, di cui fanno parte i responsabili dei gruppi territoriali e alcuni agenti della Polizia di Stato e alcuni Carabinieri, i quali si sono assunti il compito di verificare la segnalazione e, se necessario inviare una pattuglia in modo possibilmente preventivo all’evento furto.
Come si è proceduto. Dopo gli incontri iniziali del gruppo promotore (solitamente organizzati in case private), sono stati affissi manifesti di divulgazione dell’idea. Sono state convocate mediante passaparola assemblee pubbliche presso i tre centri sociali presenti nel quartiere (Caldarette Ete, Rione Murato e San Girolamo). Queste occasioni sono state affollate di persone di tutte le età, anche molti anziani. In ogni incontro si esponeva l’idea e si diffondevano dei moduli di adesione, con liberatoria privacy. Altri moduli sono stati lasciati nei bar e in altri negozi, affinchè chiunque potesse iscriversi.